domenica 9 marzo 2008

Proposta assurda - Copyright da 50 a 95 anni (!!)

Riporto qui la notizia della proposta del commissario europeo Charlie McCreevy, il quale lo scorso febbraio ha presentato una proposta per l'estensione della durata dei diritti d'autore per gli interpreti musicali, dagli attuali 50 anni, a 95. La motivazione addotta è che 50 anni spesso non coprono la durata della vita degli artisti. Se un musicista inizia a registrare attorno ai 20 anni, essendo oggi l'aspettativa di vita in Europa di 75 anni per gli uomini e di 81 per le donne, perderà infatti i diritti sulle proprie registrazioni giovanili.
La motivazione è risibile di per sé: se si vuole coprire la vita media di un artista, il copyright potrebbe essere alzato semmai a 70 anni; o il commissario europeo McCreevy crede ora che l'aspettativa di vita media sia di 115/120 anni??
Inoltre mi piacerebbe sapere quanto incida nella vita di un artista che raggiunge i 90 anni la discografia realizzata a 20. Io credo in maniera irrisoria.

Credo che se questa legge dovesse passare, sarebbe un autentico atto di inciviltà che avrebbe come unico effetto di rendere meno accessibili al pubblico di oggi alcuni grandi capolavori del passato.
Questo in linea di principio. All'atto pratico un simile provvedimento interesserebbe un gruppo di persone ristretto; gli appassionati di musica classica in primo luogo (o anche appassionati di jazz, oggi; fra qualche anno invece inizierà a coinvolgere anche altri generi musicali).
Proprio adesso che le registrazioni di grandi artisti avrebbero potuto diventare patrimonio dell'umanità! (per ragioni cronologiche, l'esempio forse più lampante è quello delle registrazioni della Callas; ma si potrebbero anche fare molti altri esempi).

Inoltre mi sembra un atto completamente anacronistico, vista la tendenza degli ultimi anni che, grazie alle possibilità offerte da internet, ha visto svilupparsi una circolazione sempre più libera della cultura (e di materiale multimediale: testi, musica, immagini, video,…) e dell'informazione.

Inoltre mi chiedo se davvero qualcuno avrebbe da guadagnarci: le case discografiche ci guadagnerebbero davvero così tanto? E gli artisti?
Perdonatemi un'ultima riflessione, ma se viene esteso a 95 anni, le ultime registrazioni di Enrico Caruso (effettuate nel 1920) saranno protette fino al 2015!! dico, Caruso è morto nel 1921, che bisogno ci sarà mai di tutelare le sue registrazioni fino al 2015?? Solo un musicista che dovesse registra musica a 10 anni e arrivare a compierne 105 ne potrebbe trarre giovamento. Tutto ciò è semplicemente assurdo!

Non vedo una buona ragione che sia una per sostenere una legge del genere, che fa l'interesse (ammesso, ma nient'affatto concesso che davvero lo faccia) di pochi, piuttosto che di molti.


Invito chiunque dotato di un minimo di buon senso, chiunque abbia interesse affinché la cultura sia il più possibile libera ed accessibile a tutti, a firmare la petizione online contro questa assurdità:

PETIZIONE ONLINE CONTRO L'ESTENSIONE DELLA DURATA DEI DIRITTI D'AUTORE DA 50 A 95 ANNI

lunedì 3 marzo 2008

Un'incantevole cantante del passato - Alma Gluck

Volevo approfittare di questo spazio per scrivere due righe a proposito di una cantante del passato, di cui ho avuto modo di ascoltare di recente una serie di registrazioni (riversate in maniera eccezionale in cd per la sua etichetta da Ward Marston - www.marstonrecords.com).
La cantante in questione è il soprano americano Alma Gluck (nata Reba Feirsohn - 1884-1938), cantante oggi poco nota, ricordata forse solo per essersi guadagnata un posto nel Guinness dei primati, essendo stata la prima cantante un cui disco ha raggiunto il milione di copie, cantando una canzone popolare americana (il "cross-over", o meglio il fenomeno del cantante lirico, anche famoso ed affermato, che si dedica alla musica leggera non è certo stato inventato di recente) e forse anche per aver cantato nella ripresa al Metropolitan dell' "Orfeo ed Euridice" di Gluck, voluta da Toscanini (nel ruolo di Ombra Felice).
Mi sono deciso a scrivere di lei a seguito dell'ascolto di due cd in cui sono riversate parecchie incisioni di questo soprano, sia di arie d'opera che di brani da camera, nonchè di canzoni popolari di vari paesi.
La Gluck è un'interprete semplicemente incantevole; canta sia le arie che gli altri brani con ottima tecnica e grande gusto (per lo più molto sobrio, anche se all'occasione sa essere spiritosa nei brani che lo richiedono, come nei magnifici duetti dall' "Hansel und Gretel" di Humperdinck, con il contralto Louise Homer e in qualche canzone). La voce, perfettamente appoggiata sul fiato, è costantemente morbida e duttile. Un'altra qualità che mi ha stupito in questa cantante è la grande spontaneità ed immediatezza con cui il canto sembra "fluire", tanto nelle arie d'opera che negli altri brani.

Per dare un'idea di questa cantante, a puro titolo esemplificativo, ho scelto (si può ascoltare qui sotto) un brano di Rimsky-Korsakov: il soprano ha modo di sfoggiare un'emissione purissima, un ottimo legato e una intonazione perfetta.

Il soprano americano si mostra inoltre un'artista estremamente eclettica: oltre a spiccare la scelta di repertorio molto variegato, basta dare un'occhiata all'elenco delle lingue nelle quali canta (ben nove!): inglese, francese, italiano, tedesco, spagnolo, ucraino, russo, yiddish ed ebraico (!). Mi permetto di scegliere un altro paio di brani, in cui canta un brano di Saint-Saens, con accompagnamento di violino e una canzone popolare irlandese; nel primo fra l'altro ha modo di duettare con il marito, il violinista Efrem Zimbalist.

Con questo chiudo il mio breve e sentito omaggio a questa cantante; credo d'altronde che l'ascolto possa renderle molta più giustizia che non le mie parole.


ALMA GLUCK

Nikolay Rimsky-Korsakov: "La sposa dello Zar", aria di Lyubasha (cantato in tedesco)
(disco Victor - 14 febbraio 1916)

Camille Saint-Saens: "Le Bonheur est Chose Légère" - con Efrem Zimbalist, violino (nell'originale francese)
(disco Victor - 14 novembre 1914)

"As a Beam O'er the Face of Waters" (tradizionale irlandese; testo riscritto in inglese)
(disco Victor - 6 marzo 1914)



Alma Gluck mentre impara il "Charleston"

giovedì 31 gennaio 2008

JD Florez, tenore - Concerto di un grande artista

15/01/2008 - Recital del tenore Juan Diego Florez, teatro alla Scala di Milano

Il concerto a cui ho assistito lunedì sera, mi ha svelato un aspetto nuovo del tenore, che già seguo ed ammiro da tempo, Juan Diego Florez; più di altre volte sembra aver impostato il programma in maniera ricercata. In questo concerto ho davvero avuto la sensazione che Florez sia maturato, non solo come cantante, ma anche come interprete e come artista.
Nel corso della serata non sono riuscito ad evitare di fare un confronto coll’ultima occasione che ho avuto di ascoltarlo dal vivo, ovvero il concerto che ha tenuto presso l’Università Cattolica, sempre a Milano, lo scorso novembre. Se in quell’incontro (nel corso del quale aveva tra l’altro anche concesso un dialogo-intervista) Florez aveva avuto modo di sfoderare le armi del grande virtuoso, nel concerto di lunedì alla Scala, il tenore sembra aver voluto mostrare di più il lato artistico e poetico del canto. Quest’impressione mi deriva dalla scelta del programma, ricercato e vario, sia nella scelta dei brani, sia nell’interpretazione degli stessi. Il programma comprendeva 6 autori: Mozart, Bellini, Rossini, una compositrice peruviana (Rosa Mercedes Ayarza de Morales), Gluck e Donizetti, (esclusi i bis) ed accostava ad arie d’opera (solo due molto note, quella dal Flauto Magico e la prima dall’Orphée; le altre molto meno) alcuni pezzi da camera. Florez ha eseguito questi brani dimostrando una grande capacità di sfumare, di variare le dinamiche, un porgere elegantissimo (sempre un po’ aristocratico) ed estremamente poetico.
Nel “recital-incontro” tenuto a novembre in Cattolica, Florez aveva “aperto le danze” con un brano tutt’altro che semplice come “Cessa di più resistere” (aria alternativa dal Barbiere rossiniano), aveva avuto modo di sparare un re naturale nella cadenza dall’aria dalla Favorite e fra i bis aveva annoverato Granada e l’ “aria dei nove do” dalla Figlia del reggimento, si nota la differenza rispetto al programma presentato alla Scala (che riporto qui sotto): alcuni momenti di puro virtuosismo non sono mancati (la seconda aria dall’Orphée, quella dall’Elisabetta di Rossini e dalla Linda di Donizetti sopra tutte, direi); e le armi del virtuoso mi sembra che abbiano risposto pienamente all’appello, e tutte quante! Ma al di là di questo, il concerto di lunedì, impostato ed eseguito con gran classe, mi rivelato (o confermato una volta di più) un altro aspetto di questo cantante, quello dell’artista Florez.


Fra i bis (e mi è giunto inaspettato) mi ha emozionato sopra tutti gli altri una magnifica (a mio parere) esecuzione di “Ah! leve-toi, soleil”, veramente trascinante; direi che meritano comunque una menzione anche una Furtiva lagrima estremamente sfumata e un La donna è mobile in cui ha mostrato di saper giocare con spavalderia sbarazzina con il pubblico (gli altri bis erano un’aria alternativa dalla Lucrezia Borgia di Donizetti e una romanza di Tosti, eseguiti in maniera esemplare).


Riporto di seguito il programma della serata (che, come l'immagine, è tratto dal sito del Teatro alla Scala):


Tenore Juan Diego Flórez
Pianoforte Vincenzo Scalera

Programma

Wolfgang Amadeus Mozart
Da Die Zauberflöte Dies Bildnis
Da Il re pastore Si spande al sole in faccia

Vincenzo Bellini
La ricordanza
Da Bianca e Fernando All’udir del padre afflitto

Gioachino Rossini
L’esule
L’orgia
Da Musique Anodine Prélude (piano solo)
Da Elisabetta Regina d’Inghilterra Deh! troncate

Rosa Mercedes Ayarza de Morales
Cuando la tortora llora
Malhaya
Si mi voz muriera en tierra
La rosa y el clavel
Hasta la guitarra llora

Christoph Willibald Gluck
Da Orphée et Eurydice J’ai perdu mon Euridice
Da Orphée et Eurydice L’espoir renaît dans mon âme

Gaetano Donizetti
Da Linda di Chamounix Linda!... Si ritirò

martedì 22 gennaio 2008

Opera Prima - Maria Stuarda alla Scala 18/01/2008

18/01/2008 - Maria Stuarda alla Scala

Come promesso nel mio precedente post, parlerò di una serata all’opera. La prima opera che trova spazio su questo blog. Per questo ho deciso di assegnarle il numero di Opus 1.

Quando sul sito del teatro alla Scala di Milano ho letto, oramai mesi fa, il cast di questa Maria Stuarda, ho deciso che non avrei assolutamente potuto perdere l’opera. Nella locandina spiccavano infatti i nomi dei tre cantanti protagonisti: Mariella Devia, Anna Caterina Antonacci e Francesco Meli, ovvero due grandissime prime donne contemporanee, affermate a livello mondiale, ed un giovane tenore molto promettente. Cosa desiderare di più, per la realizzazione dell’opera di Donizetti?

Prima di descrivere la recita, c’è da fare una premessa: già dalla trasmissione radiofonica della Prima (il 15/01), questo spettacolo aveva attirato l’attenzione del mondo dei melomani, che quella sera si è attaccato al più vicino apparecchio radiofonico, per seguire l’andamento della serata e soprattutto giudicare la performance dei cantanti. Nei giorni successivi (io invece non ho avuto modo di ascoltarla) si è diffusa la voce di una Maria Stuarda poco riuscita.

Con questo clima, di attesa generale, mi sono recato venerdì scorso alla seconda recita della Stuarda, con qualche timore e soprattutto la speranza che le critiche rivolte alla Prima non si rivelassero vere anche per la serata che mi aspettava. E in parte così è stato.
Ma andiamo con ordine e veniamo alla protagonista. La Devia avrà anche qualche difetto (l’agilità di forza, la voce meno sonora del solito, si risparmia un po’ nei sopracuti). Ma i rilievi che le si possono muovere, nel corso della serata sono completamente svaniti di fronte alla prova della cantante, che ha rivelato una qualità che sopra tutte fa dimenticare il resto: è in grado di emozionare!
La Devia è in grado di eccellere nelle pagine più brillanti, ma anche di sfumare le pagine più liriche, con tono elegiaco e trasfigurato (fantastico il suo “D’un cor che more”); ma sopra tutto il resto (e non ci avrei mai scommesso) metto la scena del confronto con Elisabetta; la serie di invettive (“Figlia impura di Bolena” ecc.) è stata risolta con un temperamento incredibile e un’esecuzione veramente elettrizzante!
La Antonacci viceversa per me ha rappresentato una parziale delusione: cantante nota per il prorompente temperamento grazie a cui fa dimenticare qualche difettuccio nell’organizzazione vocale, nel personaggio di Elisabetta sembra più attenta a cantare la parte con perizia, trascurando invece l’interpretazione, l’accento; il personaggio risulta meno incisivo di quanto avrei sperato, senza la protervia che si desidererebbe nella regina. La sua voce è risultata sonora nella vasta sala del Piermarini, con acuti centrati ma molto oscillanti (veniva in rilievo un vibrato un po’ troppo ampio).
Molto convincente Francesco Meli nel ruolo di Leicester (salvo piccola stecca nel duetto con Elisabetta, seguita da un immediato brusio nel pubblico, che aveva sentito le cattive recensioni della Prima). Con la sua voce chiara, il registro acuto sicuro e il bel fraseggio, ha offerto una prova veramente molto buona.
Deludenti del tutto invece i due bassi: Terranova e Alberghini; di quest’ultimo si salva un bel fraseggio, ma la voce ha un vibrato talmente largo da vanificare ogni buona intenzione.

Scarso di fantasia il direttore Fogliani, dirige un’orchestra poco coinvolta; adotta tempi genericamente larghi che, se non son brillano di originalità, sono comunque almeno “comodi” per i cantanti.
La regia di Pizzi rappresenta invece la nota più dolente: lo spettacolo (in realtà ripreso da una serie di rappresentazioni estive allo Sferisterio di Macerata) colloca la vicenda in un’ambientazione fissa e atemporale, costituita da gabbie e praticabili sui quali si muovono i personaggi. La scena non avvince, anzi direi proprio che lascia indifferenti, con tutto che ottiene invece qualche effetto sgradevole, per esempio nelle scene dove il coro si deve districare in questo spazio scabro per muoversi sulla scena.

Nel complesso una serata discreta o buona; la ripresa di un’opera di Donizetti, specie di un’opera come Maria Stuarda, al giorno d’oggi si basa soprattutto sulla bontà del cast vocale. Le emozioni offerte da Mariella Devia da sole valevano bene la serata.

mercoledì 2 gennaio 2008

Appunti - Idee per un blog (intenti e propositi)

Dopo parecchio tempo perso a pensare un titolo per un blog, finalmente mi sono deciso ad aprirlo! Ho scelto di chiamarlo In Corso d’Opera essenzialmente per due motivi: il primo è che mi erano venuti in mente 2 o 3 bellissimi titoli; purtroppo erano già stati usati: qualcuno me li aveva rubati ancora prima che li pensassi (a voi non capita mai che qualcuno vi rubi delle idee geniali prima ancora che le abbiate avute? beh, a me sì! umpf!) e quindi ho dovuto sceglierne un altro. Questo non l’aveva ancora preso nessuno.

Il secondo motivo è che ancora non ho bene un’idea chiara di ciò di cui voglio scrivere in questo blog, di che ruolo dare a questo spazio in rete. Dopo aver dovuto rinunciare a fantastici giochi di parole (vedi sopra; tsk!), ho ripiegato su questo più modesto gioco sulla parola “opera”, essendo io appassionato di opera lirica (e anche di musica strumentale, in realtà), in questo blog annoterò senz’altro qualche riflessione sulla musica, anche perchè ho poche occasioni di condividere questa mia passione con qualcuno. E questo è un primo (vago, se vogliamo) indirizzo che darò a questo spazio. Ma penso che vorrò scrivere anche di altri argomenti, che so, di letteratura, di cinema, politica… (di che cavolo voglio parlare?)

Come accennavo, non ho ancora chiaro che ruolo riservare a questo blog… Forse dovrei andare più a monte: cos’è un blog? Una serie di riflessioni concentrate su di un argomento specifico? su di un qualsiasi argomento che mi passi per la testa? un diario in rete (quindi dove si dedica dello spazio anche a questioni personali)?
Credo che una risposta a questa domanda la troverò solo col tempo, man mano che proseguirò a scrivere... in corso d’opera, appunto. Intanto inizio con lo scrivere questa prima riflessione; da qualche parte bisogna pure iniziare. Il resto verrà…